martedì 27 settembre 2011

Bidoni Mondiali - Vratislav Gresko

Se si parla di giocatori scarsi, o meglio di giocatori approdati in Italia che hanno letteralmente fatto danni nelle loro squadre di club, non possiamo non parlare dell’uomo il cui solo nome fa rabbrividire l’intera Milano nerazzurra, vale a dire quello del terzino sinistro slovacco Vratislav Gresko. [...]


Gresko (Tajov 24 luglio 1977) arrivò molto giovane all’Inter, ma già con una discreta esperienza internazionale avendo militato per il biennio 97-99 in una delle più importanti squadre slovacche, vale a dire l’Inter di Bratislava, per poi passare alla Bundesliga dove disputò 15 partite nelle fila del Bayer Leverkusen. L’arrivo di Gresko all’Inter fu caldeggiato dall’allora allenatore Tardelli che avendolo visto, ai tempi in cui in cui era CT dell’under 21, in opera con i pari età slovacchi, lo consigliò al presidente Moratti perché per il dribbling e per le qualità offensive gli ricordava Roberto Carlos ( personalmente penso che Tardelli avesse alzato un po’ troppo il gomito quel giorno).

Ma Moratti, convinto dal suo allenatore, decise di sborsare i 14 Miliardi di Lire richiesti dal Bayer Leverkusen per la sua cessione. Il giorno della sua presentazione il giovane slovacco dimostrò di essere consapevole di ciò che lo aspettava:
«So di essere l’atleta più famoso e più costoso della Slovacchia ed è una grande responsabilità per me, anche per ripagare il mio nuovo club dei soldi spesi per me» ammette Gresko.
L’esordio con la maglia nerazzurra avvenne il primo novembre del 2000 e fu anche di buon auspicio in quanto in quella partita l’Inter superò la Roma per 2-0 e lo stesso slovacco offrì a Recoba l’assist per il gol del 2-0. Il futuro non avrebbe però riservato notizie positive per Gresko che a lungo andare collezionerà una serie di prestazioni deludenti accompagnate da altre per lo meno dignitose come quella del 28 febbraio 2002 nella quale, durante la partita di ritorno degli ottavi di finale di Coppa UEFA, ad Atene contro l’AEK segnò il gol del momentaneo vantaggio nerazzurro (0-1) (la partita finì poi 2-2 con l’Inter qualificata).

In fase offensiva, il terzino slovacco non era neanche disastroso, ma era in quella difensiva che dava il “meglio” di sé: personalmente lo ricordo nella partita Inter-Juventus del 9 marzo 2002 nel corso della quale venne letteralmente sovrastato nel duello con Zambrotta e solo due perle di Seedorf salvarono l’Inter dalla sconfitta.

Ma di là di tutto è la giornata del 5 maggio 2002 che condizionerà per sempre la sua carriera, l’Inter in quel giorno si giocava il suo quattordicesimo scudetto e con una vittoria sulla Lazio (peraltro ampiamente rimaneggiata e osteggiata dai tifosi, timorosi di una rimonta romanista) avrebbe conquistato il titolo, ma il destino o meglio il bidone era in agguato: minuto 45 L’Inter è passata in vantaggio per la seconda volta e sembra aver allontanato i fantasmi della beffa.
Poco prima che l’arbitro fischi la fine della prima frazione di gioco, un’azione offensiva laziale sembra spegnersi all’interno dell’area interista. Cordoba anticipa di testa Simone Inzaghi, la palla arriva nella zona di 
Gresko. Lui non sa che in pochi istanti la sua carriera verrà segnata definitivamente da quell’episodio.
Il terzino slovacco sente la pressione di Poborsky alle sue spalle e decide di appoggiare la palla all’indietro con un 
sapiente colpo di testa in modo che Toldo possa agevolmente prendere la sfera con le mani, sancendo così la fine del primo tempo.
Purtroppo – per lui e per il popolo nerazzurro – il colpo di testa tanto 
sapiente non fu.
Sul tentativo di retropassaggio fu ancora una volta Karel Poborsky a materializzarsi davanti a Toldo e ad insaccare senza pietà, 2-2.
Il secondo tempo fu un dramma e il resto della storia la conosciamo tutti.

Tra l’altro dopo il dramma sportivo causato, lo slovacco aumentò ulteriormente le “simpatie” dei tifosi nerazzurri rilasciando la seguente dichiarazione: “ Per me è più difficile che per gli altri mandare giù questa sconfitta. E il mio dispiacere è ancora più grande perché in Slovacchia e Germania ho perso altri due titoli all’ultima giornata ”.
C’è inoltre chi come Tardelli si ostinò a difenderlo: “ Per me resta un buon giocatore. Ha grinta, forza e personalita’, un gran tiro, voglia di fare e margini di miglioramento: per questi motivi lo suggerii all’Inter “.
I tifosi nerazzurri organizzarono in quei giorni vere e proprie ronde per “cacciarlo” nel centro di Milano ma Gresko, impaurito, si era rifugiato a Bratislava («So che ce l’hanno con me e mi dispiace, non ci dormo la notte. Ma non sono l’unico colpevole» dichiara in quei giorni).
Consapevole di non poterlo più trattenere a Milano, l’Inter lo cede in prestito al Parma, ma l’avventura emiliana dura poco: dopo soli sei mesi e 5 partite giocate in campionato, i ducali lo scaricano e lo slovacco deve accasarsi in Premier League tra le file del Blackburn (sempre in prestito).
In Inghilterra, stranamente, disputa qualche buona partita tanto che gli inglesi lo riscattano e gli fanno firmare un triennale.
Anche qui la sfortuna però si accanisce nei confronti di Gresko, il difensore, infatti, nel dicembre 2004 subisce un grave infortunio al ginocchio che limita le sue prestazioni (per la gioia dei tifosi del Blackburn) e così nell’estate del 2006, alla scadenza del contratto, si accasa al Norimberga, dove sigla una rete con lo Stoccarda in 15 partite di campionato.
Termina la sua carriera disputando le stagioni 2007-08 e 2008-09 tra le fila del Bayer Leverkusen.
Inaspettatamente però nel marzo 2011 torna al calcio giocato aggregandosi ad una compagine slovacca lo ŽP Šport Podbrezová.

 Nicolas Biondi

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