In questo episodio della nostra rubrica diamo spazio ad un giocatore che più di tutti scatenò la fantasia dei tifosi (avversari nello sbeffeggiarlo) e della Gialappa’s nel decantare le sue gesta eroiche: questa è la storia del “fuoriclasse” nerazzurro Darko Pancev.
L’epopea di Pancev ha inizio nell’oramai lontano 1982 quando il 17 enne macedone comincia a muovere i primi passi nella squadra di casa del Vardar Skopje e dimostra subito in poco tempo di essere un vero bomber di razza: in 151 partite di campionato mette a segno 84 gol nel campionato jugoslavo. Le sue qualità vengono notate dalla Stella Rossa di Belgrado e nel 1989 Pancev approda nella squadra della capitale, ai tempi una squadra quotata (vi giocavano Savicevic, Jugovic, Mihajlovic e Prosinecki) e per molte big europee davvero ostica da affrontare in Coppa dei Campioni.
Qui Pancev continua a segnare con una media realizzativa spaventosa: 84 gol in 92 partite di campionato che fruttano agli jugoslavi tre campionati (1990,1991,1992), e al macedone altrettanti titoli di capocannoniere (25 gol nel 1990, 34 gol nel 1991 e 25 gol nel 1992), ma soprattutto trascina la squadra alla vittoria della Coppa dei Campioni 1990-91 disputata a Bari contro l’O. Marsiglia nel corso della quale realizza il quinto e decisivo rigore dopo che il match si era concluso sullo 0-0.
Al termine della stagione 1990-91 i gol segnati da Pancev lo consacrano miglior bomber europeo, motivo per cui gli viene assegnato il trofeo della Scarpa d’oro ( in realtà il premio gli sarà consegnato solo nel 2007 dato che si erano diffuse voci, poi non confermate, che a Cipro nel 1991 un attaccante avesse segnato 40 gol stagionali).
I successi personali e di squadra attirano l’attenzione dei più grandi club europei: Milan, Inter, Real Madrid, Barcellona e Manchester United sono disposte a fare follie per ingaggiarlo; alla fine la spuntano i nerazzurri e nell’estate del 1992 il Cobra (il soprannome di Pancev ai tempi della Stella Rossa) approda in Italia per 14 miliardi di Lire fortemente voluto dal presidente Ernesto Pellegrini.
Il macedone arrivò all’Inter davvero convinto dei propri mezzi e si lasciò subito andare a dichiarazioni oltremodo ottimistiche:
“Sono felicissimo di questo trasferimento. In Coppa dei campioni ci tornerò già l’anno prossimo, ma con l’Inter. So che la concorrenza sarà spietata, meglio, perché’ più un traguardo è difficile e più c’è gusto a raggiungerlo”
(Darko Pancev, attaccante Inter)
“Il mio punto di forza è la velocità in area. Quando il pallone arriva dalle mie parti non perdono”
(Darko Pancev, attaccante Inter)
“Da qui a Belgrado le differenze non sono abissali. Non dimenticate che sono stato campione d’Europa per club e che ho vinto l’Intercontinentale”.
(Darko Pancev, attaccante Inter)
“In Jugoslavia sono stato capocannoniere del campionato per tre volte. Non dico che faro’ altrettanto in Italia perché so che le difficoltà saranno maggiori, ma aspettate prima di giudicare. L’Inter ha un attacco molto potente: io, Sosa e Schillaci possiamo segnare gol a grappoli”.
(Darko Pancev, attaccante Inter)
“Il mio punto di forza è la velocità in area. Quando il pallone arriva dalle mie parti non perdono”
(Darko Pancev, attaccante Inter)
“Da qui a Belgrado le differenze non sono abissali. Non dimenticate che sono stato campione d’Europa per club e che ho vinto l’Intercontinentale”.
(Darko Pancev, attaccante Inter)
“In Jugoslavia sono stato capocannoniere del campionato per tre volte. Non dico che faro’ altrettanto in Italia perché so che le difficoltà saranno maggiori, ma aspettate prima di giudicare. L’Inter ha un attacco molto potente: io, Sosa e Schillaci possiamo segnare gol a grappoli”.
(Darko Pancev, attaccante Inter)
Le cose però non andarono come si pensava. Dal 1992 al 1994 Pancev collezionò la bellezza di dodici presenze in campionato (tutte nella prima stagione) condite da una sola rete, in compenso furono tantissime quelle fallite, alcune anche a due metri dalla porta.
Le scarse prestazioni del giocatore fecero sì che la Gialappa’s ribattezzasse il suo soprannome da “Cobra” in “Ramarro”, suscitando l’ilarità di tutto il popolo anti-interista. Lo stesso allenatore dell’Inter Osvaldo Bagnoli, noto per la sua tranquillità, parlando di Pancev ebbe a dire: “Dite che con Pancev bisogna avere pazienza perché è macedone? Sarà... ma io sono della Bovisa e non sono mica un pirla!”.
A febbraio del 1994 viene ceduto per la disperazione ai tedeschi del Lipsia nonostante la forte avversione della punta macedone: “Non se ne parla nemmeno. Da qui non mi muovo e non vado in una squadra che è ultima in classifica. All’Inter hanno voglia di scherzare” (Darko Pancev, attaccante Inter, alla notizia del suo trasferimento al Lipsia).
Anche la sua esperienza in Germania si rivela un vero e proprio fallimento: due reti segnate in dieci partite di campionato e la contemporanea retrocessione della squadra tedesca.
Nell’estate del 1994 il “Ramarro”, per la “gioia” dei tifosi interisti, torna in Italia, anche perché l’allenatore che più di tutti lo aveva osteggiato, Osvaldo Bagnoli, è stato sostituito dall’ex tecnico del Napoli di Maradona, vale a dire Ottavio Bianchi.
Il giocatore, sebbene le premesse non fossero incoraggianti, si ripresentò alla Pinetina estremamente fiducioso :“ Ho scordato tutto il passato nerazzurro, sono qui con grande voglia di fare, di far capire quanto valgo. Che non sono il giocatore delle rare presenze in nerazzurro. Anche a Lipsia nella scorsa stagione è stato un dramma. Ho segnato solo un gol nelle ultime dieci partite e siamo anche retrocessi. Adesso Pancev cambia tutto, mentalità e voglia di dare il massimo anche in allenamento. Sono convinto di far bene, mi piace l’allenatore Bianchi perché’ parla a viso aperto. Io chiedo solo che mi venga data l’opportunità di giocare tre-quattro partite di seguito”
(Darko Pancev, attaccante Inter, al suo ritorno dal prestito al Lipsia)
(Darko Pancev, attaccante Inter, al suo ritorno dal prestito al Lipsia)
Ma anche la seconda esperienza italiana di Pancev si rivelò un vero flop: furono solo 7 le partite disputate, condite da due reti in campionato. Al termine della stagione 1994-95, l’Inter decise di sbarazzarsi definitivamente del giocatore cedendolo in Germania al Fortuna Dusseldorf, tuttavia anche qui il macedone dimostrò di essere un vero incapace in quanto mise a referto due soli gol in 14 partite di campionato.
Una volta raggiunti i 30 anni e aver perso lo smalto dei tempi migliori, il povero Pancev salutò il calcio giocato disputando altre 5 partite in svizzera con la maglia del Sion.
Pancev rappresenta sicuramente l’episodio più emblematico di questa rubrica: arrivato in Italia con un immenso carico di aspettative non riuscì mai a mantenere fede a quanto dimostrato nella prima parte della carriera (fino ai 27 anni).
Nonostante l’Inter nel corso degli anni sia stata fortemente derisa per questo acquisto, molti club avrebbero potuto commettere lo stesso errore (basti pensare che nel 1991 aveva già firmato un precontratto con il Milan che non sfociò poi in un ingaggio a causa dell’eccessivo numero di stranieri del club rossonero); Pancev infatti al suo arrivo in Italia era per davvero uno dei più forti bomber esistenti e il suo acquisto fu accolto da tutti gli addetti ai lavori come un vero e proprio colpo mondiale e restano del tutto inspiegabili i motivi che portarono un campione di tale fame ad un destino (sportivo) così ignominioso.
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