Proseguiamo la nostra avventura nel mondo dei bidoni calcistici con un giocatore che ha lasciato decisamente un pessimo ricordo nelle menti dei tifosi rossoneri in Italia, in Europa e nel mondo, stiamo parlando del “fuoriclasse” brasiliano Ricardo Oliveira.
Ma ricostruiamo il momento preciso in cui il suddetto giocatore sbarcò a Milano.
Era l’estate del 2006, ovvero quella dell’Italia campione del mondo, ma anche l’estate dell’arrivo di Ibrahimovic all’Inter dopo le nefandezze di calciopoli e dell’addio di Shevchenko al Milan, destinazione Chelsea; insomma in questo contesto il popolo milanista, decisamente sconsolato dagli sviluppi di mercato, attendeva un colpo in grado di colmare fin da subito il gap tecnico e di punti (il Milan partì con 8 punti di penalizzazione in quel campionato) che si era venuto a creare con i cugini nerazzurri.
Nelle settimane precedenti si erano diffuse notizie circa l’arrivo al Milan del francese dell’Arsenal Henry, ma a seguito della decisione di quest’ultimo di restare in Inghilterra, il club meneghino virò su un obiettivo “veramente prestigioso” come il brasiliano Ricardo Oliveira che, a seguitò di trattative lunghissime, arrivò a Milanello dal Betis Siviglia l’ultimo giorno di mercato per 17 milioni di euro più il cartellino dello svizzero Vogel.
Tutto il popolo rossonero accolse con grande “entusiasmo” l’acquisto del brasiliano; ricordo ad esempio che il commento più ottimista su di lui era il seguente “ Oliveira chi?” “Quello che giocava nella Fiorentina?” cosa che la diceva lunga sulla fiducia che i milanisti riponevano in questo giocatore.
Da milanista il mio parere fu “ chi è questa bietola?”, mi sbagliavo. Oliveira era molto peggio di quanto pensassi.
Il recente passato però deponeva a suo favore: nel 2004-05 aveva segnato ben 22 gol nella Liga, prima di infortunarsi al ginocchio ed essere ceduto in prestito ai brasiliani del San Paolo.
Il giocatore, dal canto suo, conscio di venire a sostituire il secondo bomber del Milan di tutti i tempi, non cercò nemmeno di evitare il paragone con l’asso ucraino, ma indossò immediatamente la maglia numero 7 lasciata libera da Shevchenko.
L’inizio di Oliveira, nonostante lo scetticismo iniziale, fu promettente: all’esordio in serie A marcò il gol del momentaneo 2-0 contro la Lazio (gol che risulterà poi decisivo per la vittoria finale), ma quel gol fu un fuoco di paglia, nei mesi successivi infatti metterà a segno sole altre due reti (a Udine e a Siena) nelle successive 25 partite disputate in campionato e altre due reti in coppa Italia (a Brescia e a San Siro contro la Roma), mentre non segnerà nessun gol nella Champions League 2006-07 che vedrà il Milan vincitore.
Al di là dei numeri ( 5 gol in 37 partite totali) il brasiliano avrà modo di sfoggiare qualità fuori dal comune: un controllo di palla simile a quello di Gattuso, un fiuto del gol pari a quello di Ciccio Colonnese, e una disciplina tattica degna del miglior Balotelli, proprio queste caratteristiche porteranno il Milan a disfarsi del “Campione” che verrà sbologna… ehm ceduto in prestito (2 milioni) con diritto di riscatto (fissato a 11) al Real Saragozza dove incredibilmente il giocatore avrà modo di riscattarsi segnando 28 gol in 55 partite in una stagione e mezzo in Spagna (solo la prima nella massima serie spagnola).
Dopo l’esperienza in Aragona, a febbraio 2009 il brasiliano decide di ritornare in Andalusia tra le file del Betis dove vi rimane per soli 6 mesi prima di trasferirsi negli Emirati Arabi nella compagine dell’Al Jazira e di qui poi in prestito al San Paolo, suo attuale club.
Nicolas Biondi
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